Cenni storici

Cenni storici

Dalle origini al MEDIOEVO

In Casentino la presenza umana ha origini molto antiche, come attestano i numerosi ritrovamenti e i toponimi risalenti all’epoca etrusca e romana: durante la dominazione imperiale, e fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la valle conobbe vicende piuttosto appartate e non fu coinvolta in rilevanti sconvolgimenti storici.

Con la caduta dell’impero romano occidentale, al contrario, conobbe almeno due fasi di turbolenze storiche tra la guerra greco-gotica (535-553 d.C.) e l’invasione e la conquista longobarda (dal 568 d.C.).

Alla fine dell’altomedioevo la valle conobbe la fondamentale presenza dei Marchesi di Spoleto e Camerino, grandi signori di derivazione carolingia, e, solo successivamente, tra il 900 e l’anno 1000, venne interessata dalla prima attestazione dei conti Guidi. Questi ultimi, potente famiglia signorile del Medioevo toscano ed italiano (nonché citati da Dante Alighieri nella Divina Commedia), fecero della valle tra il 1000 e il 1100, nell’ambito del fenomeno storico definibile come incastellamento, uno dei loro principali centri di dominio e forza politica creando un’ininterrotta area di controllo territoriale tra il Monte Falterona e i fiumi Archiano e Solano. La porzione meridionale della valle, al contrario, rientrò nei domini tanto dei vescovi aretini, quanto di altre famiglie signorili minori (Tarlati e Aldobrandini, solo per fare due esempi): da citare, inoltre, la potente signoria ecclesiastica del monastero di Camaldoli, protagonista di primo piano nello scacchiere politico del Casentino dei secoli centrali del Medioevo. Castelli, pievi, viabilità e mulini furono i fondamentali motori del controllo politico valligiano e, allo stesso tempo, contribuirono a plasmare il paesaggio casentinese che ammiriamo ancora oggi.

DAl crepuscolo del medioevo all’eta’ moderna

Il lento declino dei conti Guidi, iniziato nel 1200e favorito dall’espansione fiorentina, culminò tra il 1440(dopo la famosa battaglia di Anghiari) e il 1442 quando i castelli di Poppi e di Porciano (appartenenti ai conti Guidi) vennero definitivamente acquisiti da Firenze; da questo momento la storia della vallata, avendo perso il suo ruolo centrale, entrò nuovamente in una fase appartata diventando successivamente uno dei domini del Ducato di Toscana divenuto nel 1569 Granducato. Tra il 1600 e il 1700, la vallata vide un forte sviluppo di quelle attività economiche storiche che ne caratterizzarono la vita almeno fino agli anni ’60 e ’70 del 1900: l’agricoltura, la pastorizia transumante, lo sfruttamento del bosco e l’industria laniera. 

dalLO SVILUPPO INDUSTRIALE al secondo dopoguerra

Il 1800 conobbe una nuova fase di ulteriore sviluppo economico ed industriale grazie ai provvedimenti attuati in epoca lorenese; ma fu soprattutto nella seconda metà del 1800 che la situazione mutò radicalmente grazie all’industrializzazione del fondovalle, adatto alla localizzazione di attività produttive legate allo sfruttamento delle acquedel fiume Arno, che nasce sul Monte Falterona, e dei suoi numerosi affluenti. Gli antichi mulini e le gualchiere furono sostituiti da lanifici, cartiere e ferriere e vennero progressivamente favoriti anche dalla realizzazione, durante gli anni ’80 del 1800, della linea ferroviaria Arezzo-Stia. L’espansione, proseguita nei primi tre decenni del 1900 con l’impianto di vari cementifici e di mobilifici, subì invece una forte battuta d’arresto a causa degli eventi bellici del secondo conflitto mondiale che produssero gravissimi fatti di sangue con le stragi nazifasciste della primavera del 1944(tra cui quella di Vallucciole nell’attuale Comune di Pratovecchio Stia). Gli anni della ricostruzione, seguiti dal cosiddetto “miracolo economico”, videro sia grandi movimenti interni della popolazione casentinese (verso il fondovalle) sia, allo stesso tempo, lo spopolamento e l’abbandono delle zone più periferiche con la progressiva perdita del patrimonio culturale, sociale e economico che, per secoli, avevano caratterizzato il Casentino. 

IL RECUPERO DEL TERRITORIO

Dalla metà degli anni ’80 del 1900 secolo ad oggi, invece, il sempre maggiore interesse verso la salvaguardia e il recupero della cultura e delle tradizioni locali hanno dato e danno luogo ad un forte ed articolato complesso di politiche culturali, attività ed iniziative. Queste ultime, coordinate ed organizzate in tempi più recenti dall’Ecomuseo del Casentino,sono volte a valorizzare, conservare e tramandare le peculiarità del territorio casentinese e a comunicarle a un pubblico più ampio possibile e in cui hanno un ruolo determinante le nuove generazioni.

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