Comunità Patrimoniali
Il progetto Atlante del patrimonio immateriale del Casentino e della Valtiberina – Patrimoni Educanti prende ispirazione da un diffuso bisogno sociale e culturale: quello di riconoscere, trasmettere e proteggere il patrimonio vivente delle nostre comunità. Un patrimonio di risorse culturali vive che sono anche gli strumenti sui quali costruire un futuro sostenibile per le future generazioni del territorio.
La Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale è la normativa internazionale che accompagna il processo di riconoscimento di queste tradizioni culturali a livello globale. Promulgata a Parigi nel 2003, viene ratificata nel 2007 dall’Italia, diventando strumento per rinnovate politiche culturali che puntano alla salvaguardia attiva della diversità delle culture viventi, riconoscendo e sostenendo il valore insostituibile delle stesse comunità di “praticanti e detentori” nella trasmissione creativa di quei complessi di conoscenze, capacità, pratiche e valori elaborati nel corso della storia e minacciati dalla standardizzazione crescente della società industriale e post-industriale. Secondo la Convenzione, il patrimonio non è appannaggio esclusivo di esperti e istituzioni. Le politiche e attività patrimoniali devono in primo luogo riconoscere il diritto delle comunità e organizzazioni della società civile alla condivisione dei benefici derivati dall’identificazione, la documentazione e la gestione delle loro risorse culturali. Questo principio di condivisione dei benefici accomuna le metodologie elaborate nell’ambito della Convenzione per la protezione della biodiversità con le nuove politiche culturali in via di sperimentazione a livello globale. Nella fase storica che stiamo vivendo, le sfide della sostenibilità favoriscono una considerazione del patrimonio come fondamentale strumento per uno sviluppo territoriale partecipativo, consapevole e sostenibile.
In Casentino, la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) ha permesso di costruire un progetto originale, in cui il patrimonio diventa strumento su cui fondare nuovi modelli di sviluppo in un rinnovato dialogo tra le generazioni e i diversi gruppi che compongono la società locale. Il progetto nasce dalla volontà di coinvolgere le scuole del territorio in un processo di conoscenza del patrimonio locale, creando allo stesso tempo le basi per nuovi modelli e strumenti educativi fondati sul patrimonio e una dinamica di dialogo e co-progettazione con gruppi e associazioni del territorio. La definizione di salvaguardia proposta dalla Convenzione, dinamica ed evolutiva, favorisce una rinnovata visione dell’educazione come processo fondamentale di produzione creativa nel rispetto del “senso di identità e continuità” delle comunità culturali, favorendo lo sviluppo di patrimoni educanti.
Il tema della comunità è fondamentale per i lavori in corso nell’ambito del progetto Atlante e Patrimoni Educanti. Richiamando l’ampia definizione di comunità di eredità come proposta dalla Convenzione del Consiglio dell’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (Convenzione di Faro 2005)
Una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell'eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un'azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future
Ricordiamo che per la Convenzione UNESCO 2003, non esiste patrimonio senza comunità, ed anzi è proprio il senso di appartenenza a definire il patrimonio stesso.
Art.2.1. Per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale.
Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.
L’Atlante del patrimonio immateriale del Casentino e della Valtiberina è prima di tutto un grande progetto di presa di parola e consapevolezza del valore di patrimoni culturali che sono eredità vive delle generazioni di queste valli dell’Appennino. Con l’Ecomuseo, il Casentino ha costruito negli anni dello spopolamento e dell’urbanizzazione uno strumento di memoria e resistenza, rivitalizzazione della vita sociale, riscatto culturale.
Molte tradizioni locali sono da tempo oggetto di processi di salvaguardia che si esprimono nell’associazionismo legato all’espressione delle più diverse forme di ritualità sociale e creatività culturale, nei progetti di documentazione del patrimonio e museografia locale, nelle attività di salvaguardia di artigianati e manifatture tradizionali, così come nello sviluppo di nuove filiere produttive sostenibili.
Attraverso la costituzione delle comunità patrimoniali (o comunità di eredità) ci si propone di andare a consolidare i processi di salvaguardia locali in un quadro regionale, nazionale e internazionale del patrimonio rappresentato dalle ritualità tradizionali.
Coinvolgendo tutti i soggetti interessati al vivo patrimonio delle ritualità tradizionali del Casentino, creando una rete attiva, formata da soggetti consapevoli dei loro diritti e responsabilità e impegnati nel recupero, la rivitalizzazione e l’innovazione nella trasmissione di specifiche forme di patrimonio locale.
Una prima comunità di eredità costituitasi è quella riferita alle RITUALITA’ TRADIZIONALI DEL CASENTINO sottoscritta da una serie di soggetti del territorio.
Sotto è possibile scaricare il tasto del PATTO che lega i diversi aderenti.